Raccolta di novelle di Anton Francesco Grazzini, detto il
Lasca (XVI sec.) Speziale, commediografo e poeta, il Lasca deve la sua fama a
questa raccolta di novelle. L'opera fu pubblicata in ritardo, nel XVIII sec.,
dopo un semi-oblio di circa due secoli, ed è giunta a noi incompleta,
mancando otto novelle dell'ultima cena, come si può rilevare dal disegno
originale dell'opera, ideato dall'autore. Ci sono pervenute, in sostanza,
ventidue novelle su trenta. Si tratta di un'accolta di giovani, sul tipo di
quella del
Decameron del Boccaccio, al quale il Lasca si ispira; cinque
uomini e cinque donne i quali, nei tre giovedì di un carnevale, pranzano
insieme, e ogni giovedì ciascuno di loro intrattiene gli amici con un suo
racconto. I loro argomenti, trattati con un linguaggio semplice e schietto,
naturalissimo, vertono su usi e costumi per noi interessantissimi ai fini della
conoscenza della vita fiorentina di quell'epoca: sono burle, beffe, strane
avventure amorose, storie comiche e tragiche. Prevale visibilmente il tema della
beffa (Sem Benelli, per la sua
Cena delle beffe, utilizzò il tema
di Neri Chiaramantesi). Nelle novelle tragiche il Lasca dà il meglio di
se stesso, specialmente se all'elemento drammatico egli unisce, sia pure con la
disarmonia che lo caratterizza, elementi comici e farseschi, di schietta
derivazione popolaresca.